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Analisi nazionale del rischio antiriciclaggio 2025: cosa cambia per i dottori commercialisti

  • Alessandra Casale
  • 4 giorni fa
  • Tempo di lettura: 4 min

Le nuove indicazioni del CSF impattano su autovalutazione del rischio, uso del contante e soggetti obbligati: cosa devono fare ora i commercialisti.



Verso la fine di maggio 2025, il Comitato di Sicurezza Finanziaria (CSF) ha pubblicato l’aggiornamento dell’analisi del rischio nazionale in tema di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo, che ripercorre da una lato le minacce rilevate nel periodo 2019-2023 attraverso un’analisi dei reati affini o presupposti, dall’altro esegue una vera e proprio valutazione nazionale. La precedente Analisi del rischio nazionale era stata pubblicata nel 2018.




Le principali novità dell’analisi del rischio 2025


Ma davvero tutti hanno recepito la sospensione? A seguito dell’Ordinanza citata, ci si aspettava l’effettiva sospensione del Registro dei Titolari Effettivi come naturale conseguenza giuridica. Eppure, nonostante i molteplici interventi in merito, questo registro è ancora in funzione per alcuni suoi aspetti.



Le richieste di chiarimento e la posizione del CNDCEC


Rispetto alla precedente edizione del 2018, l’analisi 2025 evidenzia importanti cambiamenti nel panorama nazionale.


In particolare si prende atto che con l’AML package si sta assistendo all’ampliamento dei soggetti obbligati in tema di antiriciclaggio e si sottolinea come lo sviluppo tecnologico, facendo particolare riferimento alla virtualizzazione della moneta, ha reso necessario riconoscere nuove figure da paragonare agli intermediari finanziari.


È altrettanto vero che si riconosce anche l’efficacia dell’Onboarding digitale (identificazione a distanza) anche attraverso una semplificazione delle procedure di identificazione e, quindi, di adeguata verifica della clientela.



Uso del contante: una minaccia persistente


Nonostante gli sforzi legislativi, l’uso del contante in Italia resta tra i più alti in Europa, soprattutto nel Sud e nelle Isole. Se nell’analisi 2016 l’uso del contante in Italia era pari all’86% delle transazioni (rispetto al 79% dell’Area euro), nel 2022, seppur si debba registrare un’inflazione delle transazioni in contanti, si evince che il contante è utilizzato per il 69% delle operazioni inferiori ad € 50,00, contro una media europea del 59%. Insomma, un mezzo di pagamento ancora molto caro a noi italiani, nonostante i numerosi tentativi del legislatore di limitarne l’uso.


L’elevato utilizzo di contanti rappresenta un fattore di rischio elevato ai fini del riciclaggio, dell’evasione fiscale e del finanziamento del terrorismo, in quanto tutto ciò che non può essere tracciato nella sua movimentazione (l’origine, gli scambi a cui è stato sottoposto) non trova giustificazioni strutturali di natura socioeconomica e finanziaria e non può essere verificato dallo Stato (una sorta di economia non verificabile), ostacola la tracciabilità delle operazioni economiche. Niente di peggio per la lotta al riciclaggio, al finanziamento del terrorismo, ma anche all’evasione fiscale e contributiva.



Mappa del rischio territoriale: l’Italia “sbiadisce”


Se per la comune esperienza, far sbiadire una capo di abbigliamento è un pessimo segnale di cura e gestione, nel mondo dell’antiriciclaggio è un dato degno di nota, in quanto sinonimo del buon funzionamento dei metodi e delle procedure di contrasto adottate. La nuova mappa nazionale evidenzia un generale miglioramento. Possiamo dire che rispetto alla tabella 2018, l’Italia sbiadisce!


Le province ad alto e medio-alto rischio si sono ridotte rispetto al 2018. Il Nord e il Centro Italia continuano a mostrare livelli di rischio più elevati, ma il trend nazionale è positivo, segno dell’efficacia delle misure di contrasto adottate negli ultimi anni.







Il ruolo dei Professionisti: promossi notai e commercialisti


La nuova analisi loda le attività poste in essere dai notai e dai commercialisti in tema di antiriciclaggio, adozione delle procedure e formazione, rilevando una crescente sensibilizzazione sia dei rispettivi Consigli Nazionali, sia dei loro iscritti. Dall’altra parta, anche se prende atto di un movimento da parte di avvocati e consulenti del lavoro, invita questi ultimi a non mollare, migliorando e diffondendo sempre più la cultura antiriciclaggio, sia in un’ottica di adozione e rispetto degli obblighi loro imposti dalla normativa, sia in termini di formazione e collaborazione con lo Stato. In tema di collaborazione già Banca d’Italia aveva rilevato un aumento delle segnalazioni da parte dei Professionisti.



Obblighi antiriciclaggio per i commercialisti: focus sull’autovalutazione del rischio


Con la pubblicazione delle Regole Tecniche 2025 del CNDCEC, i dottori commercialisti sono tenuti ad aggiornare l’autovalutazione del rischio di studio entro un anno dalla pubblicazione dell’analisi del rischio nazionale. Ciò implica che, entro maggio 2026, ogni professionista dovrà rivalutare il proprio profilo di rischio alla luce delle nuove minacce e delle indicazioni contenute nel documento CSF. Un adempimento non solo normativo, ma fondamentale per garantire una corretta gestione del rischio e una collaborazione attiva con le autorità.


Sicuramente il tema “rischio” è un tema da non sottovalutare in nessun settore; pertanto, la conclusione resta sempre quella di rilevare un profilo di rischio medio-alto in cui gli interventi normativi devono necessariamente continuare ed essere aggiornati e le Autorità adite devono mantenere alta la loro attenzione, anche attraverso la collaborazione con i soggetti obbligati.


Hai bisogno di supporto per adeguare il tuo studio alle nuove regole antiriciclaggio? Noi ci siamo. Ti aiutiamo a redigere l’autovalutazione del rischio, a impostare le procedure corrette e a formare il tuo team.


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