L'era dell’ansia digitale in Europa: il rapporto tra privacy e consumatore nel 2025
- Amedeo Leone
- 4 giorni fa
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Come si pone il consumatore di fronte all’evoluzione tecnologica nel suo rapporto con il digitale.

Nel 2025 è cresciuta l'ansia digitale legata alle pratiche online più comuni.
L’ansia digitale è un disagio psico-sociale globale che influenza decisioni, fiducia e scelte di consumo. L’impennata di governi che fanno leva sulla sovranità digitale - come in Germania e UK - e la pressione normativa sottolineano come la privacy non sia solo una questione tecnica, ma un pilastro della libertà personale in una società iper-digitale.
In Europa, si stima che l'88% dei cittadini sia preoccupato per la propria privacy. La consapevolezza del GDPR è diffusa, ma l'uso di AI e social media alimenta timori relativi ai dati personali. Regolamenti come il GDPR e il Digital Services Act rafforzano diritti e trasparenza, mentre le multe per violazioni raggiungono cifre record.
I consumatori adottano comportamenti difensivi, ma la complessità tecnologica frena molti. La privacy è ormai centrale, influenzando fiducia e competitività delle imprese. Secondo un recente sondaggio Samsung, quasi 9 europei su 10 (88 %) sono preoccupati per la privacy digitale e affermano che userebbero di più l’AI se fossero certi della protezione dei loro dati. Questo paradosso evidenzia un’epoca in cui, nonostante la forte interconnessione, il timore di violazione dei dati cresce costantemente.
Ansia digitale: i numeri parlano chiaro, la privacy è priorità globale
C’è una particolare paura e timore per la pubblicità mirata e la raccolta dati senza consenso, nonché per le modalità di accesso alle app o siti web, per cui c’è sensibilità soprattutto tra i più giovani per le modalità di “autenticazione forte” a due fattori.
La consapevolezza sul GDPR e le normative europee cresce. Questo è importante in quanto è assolutamente da evitare il flaggare consensi senza avere contezza di ciò che si sta leggendo, e bisogna essere sempre cauti nel cedere i propri dati a terzi in quanto, questi, sono importantissimi come nostro patrimonio digitale.
Sembra poi da sondaggi oltremanica, che quando si parla di protezione del dato e GDPR la conoscenza da parte del pubblico maggiorenne sia abbastanza consolidata, in quanto i più, da stime recenti, conoscono la pubblica autorità in questione (nella fattispecie per l’Italia, il Garante per la protezione dei dati personali e nel Regno Unito, l’ICO).
Social Media e AI Generativa: le nuove frontiere dell’ansia
L’uso di AI generativa e social media alimentano quest’ansia da parte dell’utente. Ormai gli LLMs (Large Language Models) sono diventati molto comuni e la loro evoluzione fa sì che molti si rivolgono ad essi per output preliminari.
Per l’utilizzo in prima bozza possono risultare degli strumenti di indubbio valore, ma nel corso degli ultimi sei mesi ci sono state numerose perplessità per l’istruzione degli algoritmi coinvolti nonchè per le cosiddette “allucinazioni” da IA, ovvero errori grossolani cui potrebbero incappare gli utenti meno esperti. Del resto il concetto di IA, da quanto emerge dalla normativa, deve essere intrinsecamente antropocentrico, con l’essere umano sempre dietro alla macchina virtuale.
Dal punto di vista normativo, poi, il Digital Services Act (DSA) e il Digital Markets Act (DMA), per esempio, validi dal 2025, impongono maggiori trasparenza e limiti al tracciamento e all’advertising mirato. Tuttavia sono stati presentati reclami contro Meta in Germania, Spagna e Norvegia, denunciando violazioni del GDPR per pubblicità targettizzate non richieste. C’è poi una radicata tendenza all’open source in contrasto con l'indiscussa sovranità digitale americana.
Ansia digitale: comportamenti difensivi e contromisure
Consapevolezza e formazione.
Gli utenti devono essere consapevoli, come del resto in tutte le aree, di ciò che stanno usando e devono capire i diritti che hanno, sanciti dalle normative. Oltre a ciò, devono essere formati sull’utilizzo delle nuove tecnologie, e soprattutto da parte delle aziende strutturate. Non solo, devono avere delle core policies se implementano questi strumenti nella vita lavorativa di tutti i giorni.
Come per gli attacchi informatici, anche l’IA presenta delle criticità, per cui un utilizzo, per così dire, “poco attento” potrebbe causare più danni che benefici all’utente/consumatore.
La cautela poi, che sembra radicata nei più giovani, dovrebbe indurre gli utenti a optare all’autenticazione a due fattori o strong authentication anche per i propri social network personali. È un consiglio. La reputazione online è importante e un profilo hackerato porterebbe a un’impressione lesiva nei confronti dell’utilizzatore del servizio.
Ansia digitale: regolamentazione, innovazione e aspettative
L’UE prosegue con una regolamentazione intensa: il GDPR resta la pietra focale e riferimento globale, mentre NIS2, DORA (cyber-resilienza), Data Act (in vigore da settembre 2025) e AI Act definiscono nuovi standard. Non si tratta solo di norme, ma di diritti incrementali come spiegazione nei processi algoritmici, opt-in trasparenti e la lotta ai dark pattern.
L’impatto è già tangibile: nel 2024, l’UE ha inflitto sanzioni per 1,2 miliardi di euro per violazioni GDPR, tra cui un maxi-multa record a Meta Platform Ireland. In parallelo, il Data (Use and Access) Act britannico, atteso entro giugno 2025, darà forma a una “legge modello” per il trattamento dei dati al di fuori UE. Un notevole passo in avanti per quanto riguarda la protezione del dato al di fuori del SEE (Spazio Economico Europeo).
L’ansia digitale non è solo un sintomo
In Europa l’ansia digitale non è solo un sintomo, ma un fattore che plasma la relazione tra cittadini, imprese e istituzioni. I consumatori chiedono soluzioni concrete: trasparenza, sicurezza e autonomia. Le aziende che ignorano questa spinta rischiano di perdere la fiducia - e i clienti. Quelle che invece abbracciano la privacy come valore costruiscono reputazione, resilienza e competitività.
Invito i lettori a verificare le proprie impostazioni digitali, a ricorrere a strumenti di difesa (autenticazione forte a due fattori, VPN, etc.), e a sostenere regolamenti che difendano i diritti digitali. La privacy è ormai un pilastro della democrazia tecnologica. Difendiamola, insieme.